Settore retail 2023: come l’inflazione ha modificato i comportamenti d’acquisto

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Francesca Cappabianca

Inflazione comportamenti d'acquisto

In Europa, un anno e mezzo di inflazione incontrollata ha generato una contrazione dei consumi importante, che è ora di indagare. Questo perché i comportamenti d’acquisto degli europei, e quindi anche degli italiani, sono molto cambiati ed è importante tracciarne l’evoluzione.

Come stanno cambiando i comportamenti d’acquisto in seguito all’inflazione

In tutta Europa, i consumatori stanno subendo gli effetti dell’inflazione e dell’aumento del costo della vita

L’analisi, realizzata da GfK su 15 Paesi europei, mostra come il 93% dei consumatori abbia già modificato le proprie abitudini di acquisto per risparmiare. 

Più della metà degli interpellati afferma che non si tratta di una decisione volontaria, ma che il cambiamento delle abitudini di acquisto è legato all’aumento dei prezzi.

A livello europeo, il 60% dei consumatori dichiara di prestare maggiore attenzione al prezzo rispetto al passato, ed il 54% cerca o aspetta delle promozioni speciali per finalizzare i propri acquisti.

Italiani, inflazione e comportamenti d’acquisto

Anche i consumatori italiani dichiarano di contrarre la loro spesa. Tra i nuovi comportamenti d’acquisto causati dall’inflazione, al primo posto c’è la rinuncia al ristorante: quasi il 60% degli italiani dichiara di cenare fuori molto meno spesso che in passato. 

Seguono, tra le iniziative più citate, quelle connesse al tema del risparmio energetico, quali ad esempio la scelta di utilizzare maggiormente gli elettrodomestici in modalità “ecologica” o addirittura di utilizzarli meno di frequente per ridurre il consumo di energia.

Ben il 45% degli italiani dichiara di fare più spesso acquisti in diversi negozi per trovare i prezzi migliori, mentre il 37% ha incrementato l’acquisto di prodotti private label rispetto al passato.

Le categorie di prodotto più colpite dalla contrazione dei consumi

Nello specifico, le categorie più colpite sono l’abbigliamento, la ristorazione e i prodotti di elettronica. 

Tra coloro che hanno dichiarato di aver cambiato il proprio comportamento d’acquisto, il 71% dichiara che sta comprando meno capi di abbigliamento a causa della situazione economica, mentre il 63% sta comprando meno prodotti elettronici.

Per quanto riguarda i beni, si riducono quelli non essenziali come le bevande alcoliche (50%), i dolciumi (48%) ed i cosmetici (42%).

È importante notare che alcune persone dichiarano di aver smesso totalmente di comprare alcuni prodotti o servizi

Il 14% dichiara di aver smesso di comprare servizi legati alla palestra come abbonamenti o corsi, il 12% invece ha smesso di comprare servizi legati all’educazione e prodotti legati alla casa come gli elettrodomestici. 

La tenuta dei Discount

L’effetto dell’inflazione sui comportamenti d’acquisto si riflette su tutte le tipologie di negozio. Con una sola eccezione: a livello europeo, i Discount registrano infatti un incremento del +15% di acquirenti. In Germania, questa percentuale raggiunge il 21% e in Italia arriva fino al 23%. 

In questa fase, infatti, la disponibilità di promozioni interessanti o di prodotti private label a basso costo condizionano maggiormente i consumatori nella scelta del negozio dove acquistare.

La reazione dei retailer e delle aziende produttrici

L’analoga analisi svolta da Capterra  ha rilevato anche che questi consistenti aumenti dei prezzi dei prodotti e servizi, oltre che a livello economico, possono intaccare anche lo stato emotivo delle persone.

Tra i paesi in cui Capterra ha svolto lo studio, la Francia, con il 91% dei rispondenti, è il paese con il più alto livello di ansia, a seguire vi è l’Olanda, con l’85% e l’Inghilterra, con l’81% mentre in Italia è il 79%.

I radicali cambiamenti nelle abitudini d’acquisto  e le strategie di risparmio messe in campo dai consumatori devono essere analizzati da retailer e dalle aziende produttrici, per rimanere al passo con il fenomeno.

In generale, la strategia del “fare finta di niente” è stata molto controproducente.

Più di 7 persone su 10 hanno dichiarato di essersi rese conto dell’aumento del prezzo di un prodotto solo nel momento in cui si trovavano nel negozio, il 16% aveva notato questi cambi mentre guardava il sito web o l’e-commerce mentre il 6% se ne era reso conto nel momento in cui aveva ricevuto il conto da pagare. 

Le aziende per dimostrare la loro vicinanza ai consumatori avrebbero dovuto comunicare cambi di questo genere in anticipo, così da non sorprenderli all’ultimo e creare una reazione avversa nei loro confronti.

Alcuni tips per fronteggiare la crisi dal punto di vista delle aziende

Per quanto possibile, aumentare i prodotti in sconto o alzare la percentuale di sconto: è quanto si augura il 64% degli intervistati. Inoltre gli sconti vanno comunicati in maniera adeguata in modo che arrivino a tutta la clientela, ad esempio con campagne di email marketing. Ci sarà anche un ritorno d’immagine per l’azienda.

Essere trasparenti nelle comunicazioni: il 39% degli intervistati afferma che vorrebbe più trasparenza riguardo ai cambiamenti dei prezzi. Comunicare le informazioni e i cambiamenti in maniera chiara e diretta, oltre ad essere giusto nei confronti dei consumatori, consente di rinsaldare la fiducia nei confronti dell’azienda

Offrire più alternative di uno stesso prodotto/servizio: il 33% dei clienti vorrebbe più alternative nel momento in cui deve effettuare un acquisto. Ad esempio avere a disposizione più marche di un prodotto a diversi livelli di prezzo, consente ai clienti di scegliere in base alle loro esigenze e disponibilità economiche.

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